O è solo una mentalità competitiva ed esclusiva che confligge con tutto ciò in cui credo? Una lettera che fa il giro molto largo e non so bene dove arriva.
"Mi è stato insegnato, a parole e con l’esempio, che non devo aspettarmi nulla, che non devo disturbare, che devo stare al mio posto, e che l’affetto - in fondo - è qualcosa che si merita"
Quanto risuonano queste parole. Te lo dice una che si sta abituando a ricevere regali a 35 anni dalla sua famiglia di elezione perché quella biologica che te lo dico a ffa'.
Nelle famiglie d'origine si danno per scontate molte cose: l'amore, la dimostrazione d'amore, ma anche il senso di gratitudine e di colpa nei confronti delle persone più anziane che "ti hanno messo al mondo". Alcune di noi stanno provando a cambiare un po' le cose, magari anche per quelle che non ci riescono (emotivamente, psicologicamente, economicamente, fisicamente). Però è una fatica grande. Ok riconnetterci con le nostre bambine interiori, ma... la comunità? Serve, servono persone intorno a noi. Non possiamo bastarci. Parlarne pubblicamente, per me, è un modo per cercare di riconoscerci e trovarci.
". Sono stata abituata a essere da sola, e a provvedere da sola alle mie necessità emotive. Mi è stato insegnato, a parole e con l’esempio, che non devo aspettarmi nulla, che non devo disturbare, che devo stare al mio posto, e che l’affetto - in fondo - è qualcosa che si merita5."
"Vuole essere scelta. Vuole che le persone che dicono di amarla decidano di stare con lei. Si ricordino di lei. Le stiano vicino nel modo in cui lei vuole. E rimane delusa, anno dopo anno, festività dopo festività: c'è sempre un marito, una moglie, un_ partner, della prole, dei parenti di sangue che vengono prima di lei. Prima di me."
"Voglio orizzontalità ma anche priorità, e non ho ancora capito come conciliare queste due esigenze (apparentemente?) contrastanti."
Sono le frasi che mi sono arrivate come un pugno. Che poi è stato tutto un riconoscermi. MA.
La questione dell'amore che si deve meritare è davvero molto trasversale, noto. Spero che le cose stiano cambiando, con le nuove generazioni. Intanto, noi siamo in mezzo a questo cambiamento epocale - per l'Italia e il sud dell'Europa, almeno, credo (perché al Nord le cose sono diverse, da quanto ho percepito). Siamo in un momento in cui la "famiglia tradizionale" è in crisi, e però facciamo molta fatica a costruire comunità alternative. Anche perché è ancora più difficile farlo quando si appartiene a comunità marginalizzate e oppresse, o anche, semplicemente, non si è (e magari non si vuole essere) in coppia. Non ho risposte, solo tante tante domande.
Grazie per questa newsletter. Mi rispecchio moltissimo.
[Mi raccontano sempre che quando è nato mio fratello, ero talmente stravolta dall'avvenimento che non ho voluto dormire a casa per giorni. Avevo perso il trono. Dormii da mia zia. Mio fratello è nato 3 anni dopo di me con 3 giorni di differenza, quindi anche noi avevamo le feste cumulative. Ricordo ancora che ritenevo gli amici di mio fratello dei marmocchi. Quell'ostilità credo sia terminata solo in tarda adolescenza quando abbiamo smesso di darcele di santa ragione.]
"Mi è stato insegnato, a parole e con l’esempio, che non devo aspettarmi nulla, che non devo disturbare, che devo stare al mio posto, e che l’affetto - in fondo - è qualcosa che si merita"
Quanto risuonano queste parole. Te lo dice una che si sta abituando a ricevere regali a 35 anni dalla sua famiglia di elezione perché quella biologica che te lo dico a ffa'.
Nelle famiglie d'origine si danno per scontate molte cose: l'amore, la dimostrazione d'amore, ma anche il senso di gratitudine e di colpa nei confronti delle persone più anziane che "ti hanno messo al mondo". Alcune di noi stanno provando a cambiare un po' le cose, magari anche per quelle che non ci riescono (emotivamente, psicologicamente, economicamente, fisicamente). Però è una fatica grande. Ok riconnetterci con le nostre bambine interiori, ma... la comunità? Serve, servono persone intorno a noi. Non possiamo bastarci. Parlarne pubblicamente, per me, è un modo per cercare di riconoscerci e trovarci.
". Sono stata abituata a essere da sola, e a provvedere da sola alle mie necessità emotive. Mi è stato insegnato, a parole e con l’esempio, che non devo aspettarmi nulla, che non devo disturbare, che devo stare al mio posto, e che l’affetto - in fondo - è qualcosa che si merita5."
"Vuole essere scelta. Vuole che le persone che dicono di amarla decidano di stare con lei. Si ricordino di lei. Le stiano vicino nel modo in cui lei vuole. E rimane delusa, anno dopo anno, festività dopo festività: c'è sempre un marito, una moglie, un_ partner, della prole, dei parenti di sangue che vengono prima di lei. Prima di me."
"Voglio orizzontalità ma anche priorità, e non ho ancora capito come conciliare queste due esigenze (apparentemente?) contrastanti."
Sono le frasi che mi sono arrivate come un pugno. Che poi è stato tutto un riconoscermi. MA.
Grazie, Elena.
La questione dell'amore che si deve meritare è davvero molto trasversale, noto. Spero che le cose stiano cambiando, con le nuove generazioni. Intanto, noi siamo in mezzo a questo cambiamento epocale - per l'Italia e il sud dell'Europa, almeno, credo (perché al Nord le cose sono diverse, da quanto ho percepito). Siamo in un momento in cui la "famiglia tradizionale" è in crisi, e però facciamo molta fatica a costruire comunità alternative. Anche perché è ancora più difficile farlo quando si appartiene a comunità marginalizzate e oppresse, o anche, semplicemente, non si è (e magari non si vuole essere) in coppia. Non ho risposte, solo tante tante domande.
Idem...
❤
T’aspettiamo all’estero!
Hahahaha mi viene in mente @narraction che dice sempre "L'estero non è un paese!".
È un posto strano dove tutti parlano straniero.
😹😹😹
Grazie per questa newsletter. Mi rispecchio moltissimo.
[Mi raccontano sempre che quando è nato mio fratello, ero talmente stravolta dall'avvenimento che non ho voluto dormire a casa per giorni. Avevo perso il trono. Dormii da mia zia. Mio fratello è nato 3 anni dopo di me con 3 giorni di differenza, quindi anche noi avevamo le feste cumulative. Ricordo ancora che ritenevo gli amici di mio fratello dei marmocchi. Quell'ostilità credo sia terminata solo in tarda adolescenza quando abbiamo smesso di darcele di santa ragione.]